ECONOMIA CIRCOLARE E GREEN BUSINESS: QUALI NOVITÀ DALL’UNIONE EUROPEA PER LE AZIENDE DI TRATTAMENTO RIFIUTI?

Nel caso di attività che operano nella valorizzazione dei rifiuti e dei rottami, un ulteriore aiuto di rilancio economico potrebbe venire dalla cosiddetta “Finanza Verde”.

La presidente della Commissione UE Von der Leyen in queste settimane ha sottolineato massima vicinanza ai governi nazionali, specialmente con l’Italia che rappresenta un esempio virtuoso nella gestione della crisi COVID-19. L’economia resta una priorità da far ripartire, salvaguardando aziende e mercato del lavoro.

Le prossime mosse da Roma e Bruxelles saranno dunque cruciali per stabilizzare i mercati e promuovere investimenti che sappiano riportare liquidità nelle casse delle imprese. Nel caso di attività che operano nella valorizzazione dei rifiuti e dei rottami, un ulteriore aiuto di rilancio economico potrebbe venire dalla cosiddetta “Finanza Verde”.

Nata nel 2007 con il lancio dei primi eco-bond, il green business o Finanza Verde ha lo scopo di supportare economicamente quei progetti che recano un vantaggio all’ambiente. Dopo una partenza a rilento, nell’ultimo decennio si è registrato un incremento degli investitori e la conseguente necessità di controlli più serrati. Verso questa direzione si sta muovendo la Commissione Europea che, nei primi mesi del 2020, ha approvato un piano d’azione a favore dell’Economia Circolare.[1]

Analizzando tale documento si notano subito due strategie di fondamentale importanza. Da una parte il regolamento vuole scollegare la crescita economia con l’estrazione di nuove materie prime e di conseguenza  promuovere i cicli di riciclaggio End-of-Waste. Così facendo l’UE punta a mantenere il più possibile le risorse all’interno del circuito economico e mette in atto l’appello lanciato dal BIR durante l’ultimo congresso a Budapest. Il regolamento al momento ingloba categorie merceologiche come gli elettrodomestici, l’elettronica e i veicoli fuori uso, con possibilità di allargare il campo d’azione.

Altro punto del documento approvato è la “tassonomia verde” per classificare quali investimenti finanziari possano fregiarsi dell’etichetta di “sostenibile”. La tassonomia è la base fondamentale nel pacchetto normativo sul green business. Permetterà di creare un linguaggio comune per gli investitori e consentirà di dare punteggi ambientali ai progetti.

[1]https://www.ilsole24ore.com/art/piano-ue-l-economia-circolare-obbligo-una-quota-materiali-riciclati-e-torna-cavetto-universale-AD3PtuC

Con questo piano d’azione si vogliono orientare maggiori flussi di capitali verso investimenti verdi. Regole più chiare, trasparenza e credibilità saranno le carte vincenti per incentivare gli investitori ed evitare il rischio di greenwashing (ossia un metodo fraudolento che si avvale dell’ecologia solo come facciata).

Questo piano è stato approvato agli inizi di marzo e programmava tempistiche abbastanza lunghe per entrare in vigore. Tuttavia l’emergenza COVID-19 che sta attraversando l’Europa in queste settimane ha cambiato radicalmente le priorità.

Oggi la sfida più grande è trovare i giusti stimoli per far ripartire l’economia. Il recente regolamento per l’Economia Circolare potrebbe diventare, se concretizzato in tempi brevi, fonte di rilancio economico per le aziende di trattamento rifiuti. Il futuro del settore, come ha sottolineato sia il BIR che la nostra azienda, sta nella completa valorizzazione dei rifiuti e nella reintroduzione di materia prima seconda nel ciclo produttivo. Per l’UE sarà dunque necessario rivedere l’agenda d’attuazione in modo da concretizzare il piano il prima possibile.