Intervista a Luigino Menegatti, proprietario e responsabile commerciale di Generation 3.0

Situata in provincia di Vicenza, Generation 3.0 possiede rapporti commerciali in tutto il mondo, acquistando e valorizzando una vasta gamma di rifiuti metallici e ferrosi e conferendo materia prima seconda alle principali fonderie e acciaierie nazionali e internazionali.Anticipando i recenti cambiamenti del mercato Luigino Menegatti, assieme alla sorella Valentina, hanno da tempo programmato una serie di investimenti tecnologici per eseguire trattamenti End-of-Waste anche sui rottami più gravosi. L’avviamento dell’impianto di raffinazione Panizzolo Recycling Systems ci ha permesso di conoscere meglio i signori Menegatti e i loro prossimi obiettivi aziendali.

Buongiorno Luigino. Come è nata e come si sta sviluppando l’azienda?

Generation 3.0 viene fondata nel 2016 da me e mia sorella Valentina. Siamo subentrati nell’attività di Nuova Europa Metalli, di cui nostro padre era proprietario dal 1983, intraprendendo un nuovo percorso finalizzato ad intercettare emergenti tendenze di mercato. Fin da subito abbiamo investito nelle migliori tecnologie di riciclaggio, consolidando ottimi rapporti commerciali in tutto il mondo e differenziandoci dal classico commerciante di rottami.

Per noi essere innovativi è davvero molto importante. Abbiamo avviato una politica aziendale finalizzata alla valorizzazione dei rifiuti più gravosi, con lo scopo di recuperare fino al 95% del materiale in entrata e di cui stiamo raccogliendo con soddisfazione molti vantaggi economici.

 

Rispetto al ruolo che ricopri in Generation 3.0, qual’è la tua esperienza e la tua visione del mercato dei rottami?

Ricoprendo il ruolo direttore commerciale seguo direttamente gli acquisti e le vendite di rottame e materia prima, spaziando anche nel ricercare e analizzare nuove tecnologie sul mercato. Tempo permettendo punto anche a supervisionare direttamente il il ciclo di trattamento interno. Iniziando a lavorare nell’azienda di papà dall’età di 18 anni, mi sono costruito un importante bagaglio di pura esperienza pratica. Lavorando anche molto con l’estero ho potuto maturare un forte interesse nel trattamento dei rottami, specialmente nella valorizzazione delle tipologie più complesse.

Le discariche nel lungo periodo non saranno più sostenibili e molti paesi stanno bloccando l’import di rifiuto. La mia visione del futuro è un mercato in cui i rottami vengono recuperati e raffinati il più possibile, vendendo un prodotto finale di alta qualità e appetibile in qualsiasi parte del mondo.

In che paesi siete commercialmente presenti? Che tipologia rottame trattate?

Il nostro raggio d’azione, sia nell’acquisto che nella vendita, si estende in quasi tutti i continenti del mondo. Abbiamo parecchi contatti con acciaierie, fonderie e commercianti di materia prima. Periodicamente diversifichiamo gli acquisti e le vendita a seconda delle esigenze del mercato, specializzandoci in rifiuti che devono essere tratti ed evitando di competere per l’acquisto di prodotti semi-finiti come lamierino, torniture e demolizioni cesoiate. In linea generale preferiamo acquistare rifiuti provenienti da altre linee di trattamento, come ad esempio metalli misti, barattolami e zorba, che acquistiamo perché riusciamo a valorizzarne i metalli contenuti grazie all’impianto di raffinazione di Panizzolo Recycling Systems.

 

Ci può fornire maggiori dettagli sulla struttura aziendale?

In Generation 3.0 oggi contiamo circa 13 dipendenti, in una zona produttiva di circa 30 mila metri quadri. Al suo interno operano un mulino a martelli da 800 cavalli e vari a sistemi di separazione per la valorizzazione del macinato. Attualmente siamo autorizzati per 22 mila tonnellate di rifiuti annui ma entro la fine dell’anno attiveremo la nuova autorizzazione, la seconda più grande in Veneto, permettendoci di passare a 130 mila tonnellate di rifiuti in ingresso oltre che aumentare il ventaglio di codici CER.

Il nostro obiettivo è di diventare uno dei leader nel settore e, commercializzando con tutto il mondo, dobbiamo avere un’adeguata zona capienza di stoccaggio. Generation 3.0 è soggetta ad Autorizzazione Integrata Ambientale (A.I.A.). Siamo inoltre certificati ISO 14000 e ISO 9000 e applichiamo scrupolosamente la nostra politica ambientale interna.

 

Nel scegliere questo percorso avete subito l’influenza della “Chinese National Sword”?

Affatto. Quando io e mia sorella abbiamo avviato Generation 3.0 sapevamo già che il nostro obiettivo sarebbe stato installare un impianto di raffinazione. La chiusura della Cina è il frutto di vent’anni di export disperato, dove certi rifiuti non si volevano trattare perché considerati poco redditizi. A differenza oggi il mercato necessita di valorizzarli.

Dal 2016 ho girato molti paesi europei ed extraeuropei, cercando l’impianto che meglio si addicesse alle nostre necessità produttive. Alla fine ho constatato che quello offerto da Panizzolo era il più performante e tecnologicamente avanzato.

Ci può spiegare meglio come ha proceduto nella scelta?

Mi sono recato dalle aziende più interessanti portando dei campioni del mio materiale, in modo da poter vedere concretamente produzioni, qualità e usure.

Costruendomi un business plan per ogni impianto, ho individuato in quello di Panizzolo il giusto compromesso tra costo economico, produttività e manutenzioni sul lungo termine.

Panizzolo Recycling Systems è una realtà ben conosciuta in Italia in questo campo. Dopo una visita preliminare, ho potuto testare e toccare con mano la qualità dei granulati nell’impianto di Piove di Sacco. I macchinari presentano accortezze davvero molto ben progettate, in special modo i mulini a martelli raffinatori. Il materiale che tratto contiene notevoli quantità di acciaio, ferro e alluminio. Non potendo usare i mulini a lame tradizionali, la metodologia di macinazione usata da Panizzolo è davvero intelligente, semplice e innovativa.

 

Non c’erano altre aziende che offrivano comparabili o interessanti sistemi di macinazione?

Quando sono nuovi, tutti i macinatori sembrano interessanti e belli da vedere. Il problema tuttavia è come l’impianto si comporterà nel medio-lungo termine, a quali fermi macchina sarà soggetto, le usure che subirà, i costi dei ricambi e altro ancora.

Il rifiuto che trattiamo in Generation 3.0 ha una percentuale di metallo che oscilla tra il 10 e il 20 per cento, dunque per me la componente dei costi di gestione è davvero molto rilevante.

Soppesando tutte queste cose abbiamo concluso che Panizzolo Recycling Systems offriva la soluzione più intelligente, con il giusto compromesso di qualità e costo di lavorazione, permettendoci di ricavare un buon margine di profitto.

 

Nella decisione di acquisto ha influito il fatto che Panizzolo operi direttamente nel trattamento dei rottami?

Sicuramente ha influito, perché la migliore esperienza si fa sul campo. Panizzolo Recycling Systems è stata in grado di offrirmi maggiori garanzie rispetto ad altre aziende. Ho potuto vedere con i miei occhi scelte progettuali non scontate, fatte per tutelare gli interessi produttivi dell’impianto della qualità degli output.

La qualità delle strutture e delle carpenterie è in linea con i maggiori leader impiantistici europei, mentre il suo vantaggio distintivo sta nel poter modificare e implementare gli impianti a seconda delle esigenze produttive. A differenza altri produttori non contemplano l’idea di ascoltare i clienti e apportare anche solo piccole modifiche.

Quali investimenti avete programmato di fare con Panizzolo nel prossimo futuro?

Nell’arco dei prossimi mesi installeremo il mulino a martelli Flex 500 Stationary Refine. Ciò permetterà di pre-trattare il materiale e aumentare le performance produttive dell’impianto di raffinazione.

Ho scelto di affidarmi ancora a Panizzolo Recycling Systems perché i suoi mulini a martelli presentano una progettazione molto intelligente, dandomi un’impressione soprattutto positiva il rotore a doppia puleggia, il cambio componenti soggetti ad usura e la culla intercambiabile brevettata. Un macchinario semplice e di alta qualità che, come l’impianto di raffinazione, mi permetterà di risparmiare molto tempo.

 

Durante la definizione del layout cosa ti ha colpito maggiormente?

Mi è molto piaciuto che l’azienda abbia analizzato le mie esigenze produttive, consigliandomi diversi upgrade che mi avrebbero ulteriormente aiutato. In questo modo ho avuto conferma della loro visione rivolta alla massima soddisfazione del cliente, grazie ad una continua attività di Ricerca e Sviluppo.

 

Che progetti avete per l’impianto di raffinazione? Dove vi aspettare di arrivare rispetto a produttività oraria e qualità degli output?

Premettendo che il tutto dipenderà dalla qualità del rifiuto in ingresso, il nostro obiettivo è di arrivare a circa 2,5 ton/h di rifiuti in ingresso, in due turni giornalieri da 8 ore di lavoro. Faremo due giorni di produzione continua di 16 ore, mentre nel terzo dedicheremo un paio d’ore per i controlli e le manutenzioni ordinarie. Pulizie, ingrassaggi, cambio di componenti soggetti ad usura sono attività fondamentali per mantenere l’impianto sempre efficiente e performante al cento per cento. Tieni conto che alla sera, a fine turno, esigo che si faccia sempre ordine e pulizia delle zone produttive più in vista.

Panizzolo Recycling Systems è costantemente presente, assistendoci e affiancandoci nel portare a regime l’impianto. Riceviamo risposte e assistenze pressoché immediate, per cui sono sicuro che presto raggiungeremo gli obiettivi prefissati.

Come mantieni aggiornate le tue informazioni sul mercato?

Fondamentalmente il mercato è fatto dalle aziende, conseguentemente solo tramite loro si possono trovare le informazioni più sane e utili. Mi confronto continuamente con i colleghi da tutto il mondo, cercando di intercettare i trend di mercato più appetibili. Ci sono anche internet e i quotidiani specializzati, ma preferisco parlare direttamente con le aziende.

 

Dunque come sarà il settore dei rottami nel prossimo futuro? 

A mia opinione, a causa del Coronavirus, avremo ancora qualche mese di sofferenza a livello globale. Dunque non mi aspetto una ripresa immediata nel breve periodo. Tuttavia, superato questo particolare momento, sono ottimisticamente convinto che seguiranno dai cinque agli otto anni di lavoro molto spinto. Il nostro settore evolve continuamente, che sia per innovazioni tecnologiche o cambi di normative. Bisogna dunque essere sempre sul pezzo, pronti a fare nuovi investimenti, cambiare strategia o diversificare il lavoro in azienda. In questi anni Generation 3.0 si sta strutturando con macchinari e impianti per far fronte a tutto ciò, garantendoci flessibilità di trattamento come il nuovo impianto di raffinazione di Panizzolo Recycling Systems.

Noti altre aziende che si stanno muovendo nella tua stessa direzione?

A parte le grandi realtà storiche, vedo che molti sono spaventati all’idea di tale investimento. Avviare un impianto è impegnativo non solo a livello economico, ma soprattutto perché porta un totale cambio di mentalità. Per un’azienda che ha sempre fatto del commercio la sua principale attività, non è semplice capire i vantaggi che porta un impianto di trattamento. Purtroppo, o per nostra fortuna, la mentalità di tante aziende italiane ed europee è ancora ferma nel semplice commercio.

 

Quali consigli daresti ad un’azienda che sta riflettendo di passare dal commercio al trattamento dei rottami?

Che se non vuole farsi del male, prima di tutto, deve avere le idee ben chiare di quello che vuole fare e dove vuole arrivare. Quando inizi a metterti in gioco su questo fronte è bene sapere cosa vuoi ottenere in uscita dall’impianto di trattamento e, di conseguenza, avere degli sbocchi commerciali abbastanza concreti. Non dico possedere un pacchetto clienti già pronto, ma almeno sapere dove commercializzare i vari output. Stessa cosa vale anche per quelle frazioni su cui si deve pagare lo smaltimento.

Per esempio, prima di investire nell’impianto di raffinazione Panizzolo Recycling Systems, ho fatto uno studio di mercato per capire come valorizzare anche le plastiche che avremo ottenuto dal processo di trattamento. Un’azienda che vuole prosperare in quest’attività deve tenere sotto controllo non solo ciò che si ricava dall’impianto, ma in particolar modo tutti i costi diretti e indiretti che può portare la lavorazione.